Tutti noi viviamo di credenze, ossia rappresentazioni mentali indicanti che qualcosa sia vero, anche senza la presenza di prove empiriche che dimostrino che la cosa sia effettivamente vera con certezza assoluta. Le credenze sono alla base del pensiero umano, rappresentano uno degli elementi costitutivi del pensiero cosciente e guidano i nostri comportamenti. Molte delle cose cui crediamo sono piuttosto banali: ad esempio, che viviamo in una data città, che siamo vivi, che il nostro pc si trovi sulla scrivania, ecc.

Tutti gli individui hanno credenze, più o meno consapevoli, su una varietà infinita di aspetti. Essendo così rilevanti nell’architettura mentale, le persone tendono a fare molto affidamento sulle proprie credenze e a difenderle da idee, fatti o comportamenti che sono apparentemente incongruenti o contrastanti rispetto alle proprie credenze, cercando di ottenere una certa coerenza interna nelle loro credenze.

👎 Quando ciò non avviene subentra un fenomeno chiamato dissonanza cognitiva.

Avete presente il racconto de “La volpe e l’uva” tratto dalle Favole di Esopo? La dissonanza tra il desiderio di arrivare a cogliere l’uva e l’incapacità di arrivarvi portano la volpe a concludere semplicemente che sia acerba. E’ la realtà o il frutto di una distorsione ad opera dello scaltro animale?

Quando veniamo in contatto con idee, opinioni, nozioni o addirittura fatti in contrasto con le nostre credenze abbiamo bisogno di difenderle, a costo di rinnegarle. E questa necessità è tanto maggiore quanto radicata è la nostra credenza.

Un perfetto esempio riguarda i feedback personali in merito ai nostri tratti caratteriali: se ci consideriamo persone generose e attente agli altri ma veniamo accusati di arroganza ed egoismo, non solo il commento potrebbe ferirci ma addirittura creare sensazioni di forte disagio.

Cosa accade quando entriamo in dissonanza cognitiva?

🙈🙉 Ovviamente, il nostro obiettivo è quello di eliminare o addirittura ridurre le incoerenze. E la nostra mente è molto efficace nel farlo, adottando differenti strategie:

1) concentrandosi sulla credenza più favorevole che prevale sulla credenza dissonante (“io SO di essere generoso, pensa a tutti i casi in cui mi sono preso cura degli altri”);

2) ridurre l’importanza della credenza conflittuale (“cosa vuoi che mi importi del giudizio di una persona che non mi è nemmeno mai piaciuta?”);

3) modificare la credenza conflittuale in modo che sia coerente con le altre credenze (“ma forse intendeva qualcosa di diverso”).

Quest’ultima strategia, ovvero modificare la credenza conflittuale, è uno dei modi più efficaci per affrontare la dissonanza, ma è anche uno dei più ostili, in quanto, soprattutto nel caso di convinzioni profondamente radicate, il cambiamento può essere estremamente arduo.

🚫 POSSO QUINDI IMMAGINARE DI FAR CAMBIARE IDEA A QUALCUNO SU DI UN VALORE O UNA SUA CREDENZA ATTRAVERSO UN ATTACCO DIRETTO, MAGARI ANCHE ARGOMENTATO DA EVIDENZE OGGETTIVE?

Naturalmente, la risposta è quasi sempre no.

Quindi, siamo destinati a non cambiare mai idee? Ovviamente non è così.

Ne riparleremo in maniera approfondita in un altro articolo, ma teniamo presente che i nostri gusti, le nostre convinzioni, i nostri valori ed i nostri comportamenti possono evolversi nel tempo. La modalità più efficace è una forte esperienza diretta che generi un momento di crisi (guido in maniera pericolosa, mantengo questa abitudine fino a quando faccio un incidente), ma non sempre è attuabile. Le alternative? L’esperienza indiretta di una persona o un gruppo di riferimento, la comunicazione “istituzionale” (quasi mai efficace) o la creazione di una cultura/ educazione in un ambito (che purtroppo è un processo lento). Ma sappiamo che la goccia può scavare nella roccia in maniera anche molto profonda.

🤔 A proposito di esperienza diretta, chissà se il premier inglese cambierà strategia in relazione al Covid-19 ora che è stato dichiarato positivo?

Torniamo a noi. Parallelamente alla dissonanza cognitiva, esistono dei meccanismi che influenzano le credenze, distorcendole e facendo apparire le persone irrazionali e illogiche nelle decisioni, nei comportamenti, e nei giudizi che compiono ogni giorno. Questi meccanismi prendono il nome di BIAS COGNITIVI.

Attenzione che quando parlo “delle persone” mi riferisco a tutti gli esseri umani, ME inclusa e persino TE…

Sì, esatto, siamo tutti profondamente irrazionali anche se non lo vorremmo!

Tali pregiudizi o bias cognitivi sono talvolta più evidenti, altre volte più sottili e impercettibili, e possono assumere svariate forme e riguardare non solo le credenze, ma anche gli atteggiamenti, le attribuzioni, l’attenzione, la memoria e altre variabili cognitive.

✅ Conosci il bias più comune? Si chiama confirmation bias, o bias di conferma: è il processo mentale che ci porta a cercare, selezionare, accettare e condividere solo ed esclusivamente informazioni che confermano le nostre convinzioni e posizioni. Perfettamente in linea con la necessità di allontanare qualsiasi possibile dissonanza cognitiva!

Partiamo da un esempio concreto: in questo periodo circola l’ipotesi che il COVID-19 sia stato creato ad hoc in laboratorio, supportando teorie di complottismo.

Se provate a ricercare in Google “coronavirus complotto” oppure “coronavirus creato in laboratorio”, otterrete una serie di risultati nella SERP che potrebbero confermare questa ipotesi. Questo meccanismo avviene proprio perché l’algoritmo di Google premia nell’indicizzazione i contenuti coerenti rispetto alla ricerca effettuata. Digitando quindi “coronavirus complotto”, in qualche modo abbiamo già espresso una nostra visione del mondo, predisponendoci a ricercare informazioni di questa tipologia, e trovando nei risultati una conferma di quanto stavamo appunto cercando.

Ovviamente, l’informazione che otteniamo è necessariamente di parte poiché la ricerca ha restituito un risultato condizionato: tra tutti i contenuti disponibili, l’algoritmo ha selezionato solo quelli maggiormente in linea con la ricerca.

Lo stesso meccanismo avviene all’interno degli algoritmi delle principali piattaforme social, che selezionano le informazioni fornite (il famoso feed) sulla base degli interessi precedentemente espressi attraverso i nostri comportamenti online. Ed ecco perché io vedo post di arredo e psicologia mentre mio marito visualizza donne e motori 😜

Ma c’è di più. Esiste una struttura cerebrale che è con ogni probabilità la causa del bias di conferma: si tratta del Recticular Activating System (o RAS). Il RAS si trova alla base del tronco encefalico, ed ha la forma di una penna corta che connette il cervello alla colonna spinale. La sua funzione è proprio quella di filtro tra i sistemi sensoriali e la mente cosciente.

🧠 Credi ancora di essere così razionale come immaginavi? Ovvio, tutti noi crediamo di essere obiettivi nella nostra visione del mondo e di non sottostare a nessuno dei bias che vediamo invece agire nelle persone che ci circondano. Ecco, probabilmente sei vittima del blind spot bias: la tendenza a notare l’impatto dei bias sul giudizio altrui associata all’incapacità di notare quando si è essi stessi vittima di bias cognitivi.

QUINDI… PERCHÉ ESISTONO I BIAS COGNITIVI, QUAL E’ IL LORO RUOLO (AMMESSO CHE NE ABBIANO UNO)?

Esattamente come le euristiche, i bias ci consentono di crearci idee e prendere decisioni in maniera veloce, facendo risparmiare energia al nostro cervello. Dalla comodità del nostro divano ci potrà sembrare strano, ma ai tempi delle caverne gli esseri umani non disponevano di cibo in abbondanza e la selezione naturale ha favorito gli individui che hanno saputo sviluppare strategie di efficienza nei consumi. E le funzioni cognitive superiori (controllo degli impulsi, calcolo, uso della parola, decision-making ecc.) consumano decisamente molto glucosio.

In pratica, i bias sono come la modalità “risparmio energetico” dei nostri cellulari. E subentrano specialmente nelle situazioni complesse, in cui serve un tempo di reazione molto basso. O quando siamo stanchi.

Ma veloce equivale forse a migliore? A noi la scelta.